lunedì 3 aprile 2017

L'elzeviro del filosofo impertinente


Da molto tempo non ascoltavo Turbulent Indigo, uno dei miei album preferiti della grande Joni Mitchell. Uscì nel 1994 e all'epoca avevo solo 14 anni. Ricordo che quel bellissimo ritratto di copertina, dipinto sempre da Joni, colpì subito la mia attenzione. La sesta traccia dell'album si intitola The Magdalene Laundries e racconta che cosa accadeva in Irlanda alle giovani donne nubili rimaste incinte. Molte di loro furono costrette dalle proprie famiglie ad andare in questi istituti femminili come, ad esempio, le lavanderie Magdalene. Non mi riferisco certamente ad eventi accaduti nel Medioevo ma al secolo scorso. Dopo i recenti fatti che hanno portato alla scoperta di una fossa contenente ossa di bambini, proprio nel punto dove sorgeva 'La Casa della mamma e del bambino' a Tuam in Irlanda, ho ripensato immediatamente alla canzone di Joni. Il cimitero nascosto dei bambini era frutto della malvagità e amoralità delle suore del Buon soccorso (quale ironia della sorte!) che curarono l'istituto dagli anni'20 fino agli anni '70. Queste pie discepole della carità e della misericordia cristiana operavano discriminando i bambini che ospitavano. Dopo il parto le donne rinchiuse nella struttura non intrattenevano alcun rapporto con i propri figli se non per l'allattamento. Inutile lamentarsi o protestare. Se alzavi troppo la voce finivi dritta nelle lavanderie Magdalene di Galway, veri e propri lager, oppure internata nei manicomi. Chi è uscito vivo dall'istituto racconta che le suore esponevano i bambini ai visitatori come una subdola mercanzia. Vi consiglio di leggere la testimonianza di John Pascal Rodgers, uno dei sopravvissuti alla casa degli orrori. Molti bambini furono adottati, altri morirono a causa delle cure negate dalle suore infermiere, ma altri non videro più le loro madri spedite nelle lavanderie Magdalene. Nella canzone sopracitata Mitchell racconta la storia di una ragazza non sposata che aveva appena compiuto 27 anni. Fu punita: "perché gli uomini mi guardavano in un certo modo, ero bollata come una Jezabel / Così ho saputo che non ero destinata al paradiso". Joni racconta delle altre ragazze che arrivavano lì perché gravide. Molte di loro erano state violentate dal proprio padre o da un prete. I mostri rimanevano impuniti e alla luce del sole mentre le vittime dovevano essere allontanate. Un'altra scena toccante del testo scritto dalla cantautrice canadese afferma: "Stiamo cercando di rendere tutto candido come la neve /noi figlie della sventura nelle macchie fumanti delle lavanderie Magdalene /Prostitute e destituite e tentatrici come me donne cadute, condannate a faticare senza sogni. Perché chiamano questo luogo senza cuore Nostra Signora della Carità? Oh Carità! Queste spose esangui di Gesù
Se avessero solo una volta intravisto il loro sposo saprebbero, e lascerebbero cadere quelle pietre che nascondono dietro al rosario". Per queste donne la vita fu un vero inferno. Sulle loro esistenze pesava il giudizio feroce di una società sessista che le marchiava con una lettera scarlatta quando si rifiutavano di sottomettersi alla violenza domestica di un padre o di un prete. Ma ancor più tragico fu il destino di quei figli nati in quelle strutture.
Se ripenso a quei bambini non curati, sempre tristi che attendevano il ritorno delle loro madri e soprattutto desiderosi d'amore mi prende un nodo alla gola. Mi piange il cuore a pensarli afflitti, tristi e senza coccole. Siete morti senza aver mai ricevuto una carezza. Eravate così piccoli e indifesi. Attendevate di essere adottati e sognavate affetto e calore umano. Dopo il dolore subìto volevano consegnarvi all'obblio ma fortunatamente non è accaduto. Per questo bisogna ringraziare la tenacia di una storica per passione e non di professione, Catherine Corless. Lei, 62 anni, casalinga irlandese ha investito tempo e denaro per donare giustizia a quei piccoli martiri dell'aridità dell'anima. Non so i vostri nomi ma vi penso intensamente. Siete finiti fra le grinfie di chi si faceva chiamare madre e sorella ma non aveva alcun grado di parentela con voi. Aride e squallide aguzzine intente a non far trapelare la verità da quelle 'sacre mura`. Le loro tonache avevano reciso il cordone ombelicale che li teneva ancorate all'amore universale. Per carità non bisogna mai generalizzare, ma quelle suore lì non meritano alcun rispetto. Ripenso, infine, ai versi della canzone di Joni Mitchell quando dice: "Peg O'Connell è morta oggi/ era una ragazza sfacciata/ flirtava e loro l'hanno buttata in una buca/ Ma Dio mio penseresti che dovevano suonare qualche campana!/ Un giorno anch' io morirò qui e mi getteranno sotto la terra come un bulbo che non fiorirà mai in primavera. In nessuna primavera".
Dove un tempo sorgeva la St.Mary home, l'orfanotrofio degli orrori, oggi ci sono palazzine e apparente normalità. In quella buca per più di trent'anni rimasero, e ci sono ancora, i resti di piccoli innocenti senza nome che chiedevano solo Amore ma ricevettero soltanto odio, indifferenza e morte. Non dimentichiamoli. Non uccidiamoli una seconda volta. Doniamogli un po' di pace e un affettuoso ricordo.

Cristian Porcino

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