mercoledì 27 luglio 2016

“Il vangelo secondo Stephen King” di Alessandro Tenaglia


(“Il vangelo secondo Stephen King” di Alessandro Tenaglia, Claudiana, pp. 131, € 14,90).

Alessandro Tenaglia rilegge e scandaglia una delle opere più importanti di Stephen King: “It”. Le analogie della mostruosa creatura, tanto perversa quanto malefica, trovano un riscontro diretto nella Bibbia. Quando uscì il libro di King si diffuse nei suoi lettori e non solo una sorta di coulrofobia. Come scrive l’autore: «I simboli di riferimento di King sono biblici, senza dubbio. Potrei usare senza esitazione la parola “archetipi”: King si mostra consapevole e edotto riguardo alla psicologia e alla psicoanalisi di impronta junghiana, che degli archetipi dell’inconscio ha fatto il suo centro».
King rimane uno degli scrittori più importanti del Novecento ancora in grado di appassionare e terrorizzare con opere letterarie di alto profilo. Ricordo quando anni fa incontrai Stephen King a New York nel locale Gotham cafè; proprio come il locale narrato dal re del brivido in “Tutto è fatidico”. Lui mi guardò e mi sorrise con il suo modo così enigmatico da folletto, e quegli occhietti piccoli che si celavano dietro il vetro degli occhiali. Fu per me un vero onore incontrare uno dei miei autori preferiti.
In definitiva il libro di Tenaglia aiuta a comprendere meglio uno dei personaggi più riusciti e terrificanti dell’intera letteratura horror. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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venerdì 22 luglio 2016

Un filosofo pop contro l’omofobia e il femminicidio


Se c’è una definizione in grado di racchiudere l’essenza di Cristian A. Porcino Ferrara è di sicuro quella di filosofo pop. Non ha mai disdegnato di analizzare o giustapporre problematiche, fenomeni e icone che appartengono alla cultura popolare; pensiamo ad esempio a Renato Zero oggetto di un altro bel saggio scritto da Porcino in coppia con Daniela Tuscano.
Ciò che emerge con chiarezza dal libro “Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” è l’estrema attualità, e l’approfondita disamina di due temi che stanno sconvolgendo il nostro presente. Un testo che stimola l’uzzolo del lettore e lo spinge a divorare il libro in un batter di ciglia. Già in passato l’autore si è cimentato nello studio delle canzoni dei nostri cantautori, e ancora una volta riesce a fendere il muro dell’omertà e dell’indifferenza che racchiude la tematica dell’omosessualità e del femminicidio.
Dall’omofobia radicata nel mondo del calcio alla femminofobia di cui si è fatta promotrice la religione e non solo. Troviamo inoltre il sessismo linguistico e la campagna elettorale Usa tra Hillary Clinton e Donald Trump, la legge sulle unioni civili e i significati di alcune canzoni di artisti come Elton John, Renato Zero, Francesca Michielin, Madonna, Mika e tanti altri. Colpisce alla fine il progetto educativo ideato per essere realizzato nelle scuole. “Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” è un valido sussidio per insegnanti, genitori ed educatori, accattivante nel linguaggio e quindi particolarmente adatto ai più giovani. Infine va segnalata la dedica iniziale di Porcino rivolta a Eddie Justice, vittima del massacro di Orlando, e a Sara Di Pietrantonio.

Articolo di: Gianni Buonafede su “Ulisse” 21/07/2016


Il libro è in vendita su www.amazon.it

lunedì 18 luglio 2016

“Filosofia per non filosofi” di Bertrand Russell


(“Filosofia per non filosofi” di Bertrand Russell, Piano B Edizioni, pp. 178, € 13,00).

“Filosofia per non filosofi” è un libro che resiste all’usura del tempo (fu pubblicato nel 1950 con il titolo “Unpopular essays”). Può considerarsi a tutti gli effetti come un manuale di sopravvivenza in una società dominata da fanatismo e odio. Non si può non concordare con Russell quando afferma: «L’uomo è un animale razionale, almeno così mi è stato detto (…) Al contrario, ho visto il mondo precipitare sempre più nella follia. Ho visto grandi nazioni, una volta faro della civiltà, sviate da predicatori di roboanti sciocchezze. Ho visto la crudeltà, la persecuzione e la superstizione avanzare a passi da gigante, fin quasi a considerare l’amore per la razionalità come il contrassegno di persone vecchie, sopravvissute a tempi andati». Il rammarico di Bertrand Russell si addice a questo malato presente. Ciascuno di noi necessita per il proprio percorso vitale di piccole ma buone dosi di filosofia. Questa meravigliosa raccolta di saggi deve essere letta e compresa proprio per non abbracciare la falsa ideologia che si nasconde dietro la stupidità umana. «L’uomo è un animale credulone, e a qualcosa deve pur credere; così, in assenza di buoni motivi per farlo si accontenterà dei cattivi».
In definitiva un libro assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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giovedì 14 luglio 2016

“Il mio appello al mondo” di Dalai Lama


(“Il mio appello al mondo” di Dalai Lama, Garzanti, pp. 80, € 8,00).

Da filosofo posso affermare che leggere o ascoltare il Dalai Lama mi arricchisce sempre interiormente. Nei suoi discorsi non vi sono mai riferimenti religiosi dogmatici e barbosi come quelli degli altri leader spirituali. Il suo messaggio si rivolge indiscriminatamente a tutti. Questo papa d’Oriente è più che altro un filosofo e un uomo di pace (ha vinto il relativo Nobel nel 1989). Nella conversazione con il giornalista Franz Alt il Dalai Lama si pronuncia in favore di un’etica laica: «Io sono convinto che gli esseri umani possano vivere ugualmente senza religione, ma non senza valori interiori, non senza etica. La differenza tra etica e religione è paragonabile alla differenza tra l’acqua e il tè». Questo libro ci aiuta a non farci dimenticare che tutti noi siamo un’unica cosa e non dei soggetti perennemente in conflitto. In fondo come afferma saggiamente Tenzin Gyatso: «Io dico spesso che il secolo scorso è stato il secolo della violenza. Il XXI secolo dovrebbe essere il secolo del dialogo!».
In definitiva un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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lunedì 11 luglio 2016

“Dialoghi con un ottimista” di Maria Giovanna Farina


(“Dialoghi con un ottimista. In salotto con Francesco Alberoni” di Maria Giovanna Farina, Leima Edizioni, pp. 172, € 14,00).

Il nuovo libro di Maria Giovanna Farina indaga e scruta il pensiero di uno dei sociologi italiani più importanti e conosciuti all’estero: Francesco Alberoni. Attraverso un dialogo diretto con Alberoni riusciamo a capire meglio la nascita di alcune sue opere e la totale devozione alla tematica dell’Amore. Nel libro in questione la filosofa milanese invita il noto sociologo ad esprimersi su diversi argomenti come la vita, la genitorialità, lo sport, la religione, l’amicizia, il destino dell’Europa unita e molto altro.
Come scrive l’autrice: «Conversando, mi sono resa conto che avrei potuto catturare qualche suggerimento nato non solo dallo studio, dalla ricerca scientifica del mio interlocutore, ma anche – e forse soprattutto – dall’esperienza quotidiana di chi ha saputo tradurre in esempi concreti la scienza, riportando poi i risultati alla scienza stessa».
In definitiva un libro assolutamente consigliato che suggerisce al lettore un metodo per guardare al mondo con un po’ di sano ottimismo.


Cristian Porcino


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sabato 9 luglio 2016

Luciano De Crescenzo e "Pensiero Riflesso"


Luciano De Crescenzo ha scritto a Cristian A. Porcino Ferrara per ringraziarlo di avergli dedicato il libro "Pensiero Riflesso. La filosofia come la vedo io" incentrato sulla sua opera letteraria e filosofica.

giovedì 7 luglio 2016

…E il discorso continua…


Colloquio con Daniela Tuscano e Cristian A. Porcino Ferrara, autori di “Chiedi di lui 2.0 - Ancora un viaggio nell’universo musicale di Renato Zero”

1) Sembra abbiate inventato una formula nuova: il libro si presenta infatti come un romanzo ma ha il rigore d’un saggio. Quanto c'è del vostro percorso parallelamente a Zero?


Daniela e Cristian: «Molto, diremmo. Esistono parecchi libri su Renato Zero ma quello che a noi, interessava raccontare era proprio il percorso individuale di due soggetti cresciuti con la musica di Zero. Siamo rispettivamente una docente di lettere (Daniela) e un filosofo (Cristian) e nel nostro background individuale le canzoni di Renato Zero (e non solo) ci hanno sempre accompagnato. Non sopportiamo chi sostiene di avere la verità in tasca e di conseguenza spaccia le proprie opere come libri-verità sull’artista. Noi ci siamo basati su uno studio certosino e su testimonianze dirette dell’opera e dell’artista, ma a quest’ultimo abbiamo affiancato la nostra sensibilità personale. Crediamo sia questo il segreto per cui il libro è così tanto apprezzato, ed è per questo che ne abbiamo dato alle stampe una nuova edizione».

2) Perché, Cristian, scrivi che è poco condivisibile l’amarezza di sentirsi incompreso, che emerge dall’ultimo brano “Gli anni miei raccontano”?

Cristian: «Se mi guardo intorno non posso affermare, come fece il filosofo Leibniz, che “il nostro è il migliore dei mondi possibili”, ma non posso nemmeno dire il contrario avendo conosciuto solo questo pianeta. Detto questo la musica e l’arrangiamento de “Gli anni miei raccontano” sono interessanti ma il testo della canzone è leggermente sbilanciato. Ad esempio in questo brano il cantautore romano dichiara di voler “rinascere un universo più in là”. Il titolo della canzone rimanda ad un bilancio professionale, ma a onor di logica la sua carriera racconta ben altro, e cioè di esser stato compreso e amato da una moltitudine di persone. Talvolta occorre avere uno spiccato senso della realtà e, a mio parere, in questo brano manca qualcosa; forse la piena consapevolezza di aver costruito una meravigliosa e invidiabile carriera e il desiderio, come disse il filosofo Nicola Abbagnano, di superare “le colonne d’Ercole del nostro io”».

3) Oggi come allora il cantautore professa una profonda fede: la manifesta ancora con spontaneità?

Cristian: «Agostino d’Ippona diceva che “La verità abita nell’interiorità dell’uomo”. Capisco e comprendo il desiderio di Dio che ha accompagnato Renato Zero negli anni, ma la svolta verso una religiosità totalmente in linea con il Vaticano mi lascia perplesso. Non mi riferisco all’attuale pontefice bensì ai suoi predecessori a cui pare Zero sia molto legato, soprattutto a Wojtyla. Ad esempio nel nuovo album “Alt” troviamo “Gesù”, un brano che esprime tutta la sua cattolicità. Questa canzone potrà essere suonata e intonata benissimo dai papaboys alle giornate mondiali della gioventù. Comunque in “Chiedi di lui 2.0” descrivo dettagliatamente questo cambio repentino in materia religiosa e ne illustro i possibili fattori».

Daniela: «Concordo con Cristian. Aggiungo che in Renato è sempre stato presente un certo clericalismo, rafforzatosi negli anni. Vero è pure che oggigiorno, nell’arte occidentale, Dio è il “grande assente”; anzi, il grande tabù. Pochi hanno avuto il coraggio, persino l’impudenza, di parlarne: Pasolini, Guareschi, Testori… e, a livello di musica commerciale, Celentano, Dalla, Giuni Russo, Ron… e, appunto, Renato. Con risultati alterni, talora felici».

4) Zero e il passato. Un personaggio come lui ancora oggi accresce il suo pubblico grazie a un passato decisivo e importante. Si può dire che questo aspetto, per molti un punto di forza, rappresenti invece, per Zero, il suo tallone d’Achille?

Daniela: «È una domanda molto difficile. Innanzi tutto non giurerei che il pubblico di Zero ultimamente sia cresciuto in maniera esponenziale. Certo, ci sono seguaci di nuova generazione, numerosi, chiassosi anche, soprattutto fedelissimi: al punto da riempire regolarmente stadi e palasport. Il personaggio è poi divenuto familiare, una sua ospitata tv attira sempre un folto pubblico. Ma, attenendosi all’aspetto strettamente musicale, non mi sembra – e magari sbaglio – si stia ripetendo il “miracolo” del decennio 1990-2000, quando applaudire Renato Zero non comportava un’identificazione automatica col “sorcino”. Riguardo al resto, non so cosa dirti: probabilmente sono vere entrambe le cose. Renato è consapevole di dovere la sua fortuna – quella duratura, autentica – a quegli anni lontani ma al tempo stesso non vuol esserne imprigionato. Legittimo, sia chiaro, perfino doveroso, ma parliamoci francamente. Nessun ammiratore di media intelligenza lo vuole costretto in un cliché. Il punto è non dar l’impressione di sminuire o negare il precedente percorso. Il quale è invece esistito e, checché se ne dica, non si può ridurre a mera goliardia o provocazione. Se si lanciano messaggi in tal senso inutile poi sorprendersi di trovare, fra gli attuali supporter di Zero, parecchi alfieri della conservazione. Lo s’è visto anche durante l’ultimo Festival di Sanremo e non può essersi trattato d’un semplice fraintendimento. Un tempo il problema non si sarebbe posto neppure».

5) La rinascita di Zero nel ’91: più un cambiamento voluto o evoluzione naturale dell'artista?

Cristian: «Ogni essere vivente si evolve, e di conseguenza anche una persona che di professione fa l’artista deve necessariamente fare i conti con il proprio vissuto. In una canzone di qualche anno fa Franco Battiato asseriva: “Ma l’uomo non è pietra di tungsteno. E cambia spesso proprietà”. Renato Zero nel 1991 si presentò al pubblico con una grande maturità; un arricchimento interiore che traspariva sia dalla postura ma soprattutto dalla voce. Il re dei sorcini rifletteva sulla vecchiaia e sul significato del declino corporeo di una persona che giunge ad una fase della vita considerata, da molti, come un handicap. Lui era appena quarantenne ma già pronto per un discorso più ampio sulla vita. Direi quindi che la sua è stata proprio un’evoluzione naturale inevitabile. Inoltre non bisogna dimenticare che l’album contenente la canzone presentata nel 1991 a Sanremo s’intitolava “Prometeo”, proprio come uno dei protagonisti della mitologia greca. L’etimologia del nome Prometeo significa proprio “colui che riflette su ciò che ha visto”, e di conseguenza possiamo supporre che Renato Zero si sia riappropriato del suo passato per superarlo e andare avanti. Paradossalmente ha applicato alla sua vita la triade dialettica hegeliana giungendo così ad una sintesi».

Daniela: «Renato visse il suo periodo d’“oscuramento” con molta, forse eccessiva, drammaticità. Probabilmente non riesco a immaginare in tutta la sua portata lo shock provocato dalla perdita di popolarità. Solo che nel suo caso si trattò d’una flessione, non sparì mai dal nostro immaginario. Ignoro naturalmente i retroscena e le tribolazioni di quegli anni. Ma non importa più di tanto. Conta la sua reazione, così emotiva, personalizzata. Cercò di reagire in vari modi: smettere d’essere Zero, un certo Zero, dev’essergli costato parecchio. Occorreva un intervento esterno per calibrare quell’emotività, per parlare di lui meglio di lui. Doveva essere una voce femminile e amica. Renato la trovò in Mariella Nava che per lui compose l’indimenticabile “Spalle al muro”. Il Nostro riuscì così a rappacificarsi, almeno in parte, con quella nuova realtà, guadagnandoci in autorevolezza; ben oltre la cerchia dei fans, come accennavo prima. Ha funzionato per diversi anni».

6) Il cantautore romano è stato spesso eletto, suo malgrado, bandiera della diversità (sessuale ma non solo). Quanto e come questo tema è stato rappresentato nei suoi brani, e quanto Renato Zero è stato in grado di mandare un messaggio chiaro in tal senso?

Cristian
: «Come prima cosa essere eletti a bandiera di qualcosa o qualcuno non è poi così positivo. L’individuo che accetta di essere ridotto ad una semplice etichetta è ridicolo e mortifica la propria individualità. Ciascuno di noi ancor prima di essere eterosessuale o omosessuale è prima di tutto Persona. L’orientamento sentimentale non può identificarci totalmente oscurando la nostra vita e la nostra professionalità. Zero sin dall’inizio ha descritto e rappresentato questa tematica ma poi con il tempo si è allontanato da essa e da tutto ciò che era affine al mondo lgbt. Nei primi lavori e per diversi anni il suo messaggio era quasi intelligibile poi tutto è cambiato, probabilmente, per via di una religiosità che mal si sposava con una società bigotta e ignorante. Tutto sta nella consapevolezza di sé. A tal proposito mi piace ricordare lo scrittore David Foster Wallace che nel 2005 al Kenyon College raccontò una storia di un pesce più vecchio che salutava due pesci ancor giovani chiedendogli com’era l’acqua in cui nuotavano. Ebbene i due pesciolini risposero “Che diavolo è l’acqua?”. I pesci giovani non avevano consapevolezza dell’habitat in cui esistevano. Parafrasando Wallace il valore della nostra vita non sta nella conoscenza ma nella consapevolezza di ciò che è ovvio, e su cui non riflettiamo quasi mai. Questa è, a mio avviso, una chiave di lettura per capire i mutamenti nel tempo di una persona e di conseguenza di un artista. Comunque la questione è molto complessa pertanto consiglio di leggere il nostro libro, e l’apposito capitolo in cui cerco di far luce su tale argomento».

Daniela: «Lasciando garrire le bandiere altrove, oggi il termine “diversità” per connotare certe condizioni può sembrare, e spesso fortunatamente è, anacronistico. Tuttavia, se serve a complicare la singola realtà, se innesca un processo di drammatizzazione, l’accetto. Di conseguenza sì, in questo senso Renato è stato un “diverso”. Poi, il tempo delle allusioni è finito. Adesso la solidarietà va dimostrata esplicitamente e nelle sedi opportune; e il testimone è passato ad altri».

7) A settembre rivedremo Renato in tv…


Daniela e Cristian
: «Certo, con le registrazioni degli spettacoli veronesi. Poi partirà il tour invernale. Il discorso, in un modo o nell’altro, continua…».

Articolo di Federico Diatz (ZEROlandia, 7/7/2016)
Foto: (Gabriele De Rosa)
Il libro è in vendita su: www.amazon.it e www.lulu.com

martedì 5 luglio 2016

“Non parlare, baciami” di Luciano De Crescenzo


(“Non parlare, baciami. La Filosofia e l’Amore” di Luciano De Crescenzo, Mondadori, pp. 149, € 15,00).

“Non parlare, baciami” è un libro incentrato sulla filosofia dell’Amore. Luciano De Crescenzo, come al solito, accompagna il lettore lungo il percorso formativo della mitologia e la filosofia. In compagnia di Ovidio, Socrate, Dante, Barthes, Bauman e molti altri, il filosofo partenopeo illustra le insidie che si nascondono dietro il sentimento amoroso. Con il suo stile accattivante e la sua proverbiale bravura De Crescenzo avviluppa il lettore in una fitta rete d’emozioni e sensazioni piacevoli. Come scrive lo stesso autore: «L’amore è quel sentimento che più di tutti ci aiuta a capire il significato del tempo, e non perché duri per sempre – forse solo l’amore per un figlio si può considerare “eterno” – ma semplicemente perché ci consente di avere una diversa percezione della durata della nostra vita». È sempre un piacere leggere alcuni concetti già espressi in passato da De Crescenzo, e sono sicuro che i più giovani troveranno questa sua nuova fatica letteraria un’ottima lettura da portare sotto l’ombrellone. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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venerdì 1 luglio 2016

“Eroi dello sport” di Daniele Marchesini


(“Eroi dello sport. Storie di atleti, vittorie, sconfitte” di Daniele Marchesini, Il Mulino, pp. 248, € 16,00).

Vedere in copertina Muhammad Ali a poche settimane dalla sua scomparsa fa un certo effetto. Un campione che Daniele Marchesini ci racconta senza tralasciare il contesto storico in cui il suo mito iniziò a delinearsi. Il messaggio di Ali era inequivocabile: “Non sono tenuto a essere quello che volete farmi essere”. Ma ovviamente nel testo non troviamo solo Cassius Clay – Muhammad Alì ma una lunga sequela d’eroi e eroine che hanno attraversato ogni disciplina sportiva. Troviamo Jesse Owens, George Best, Maradona, Marco Pantani, Ayrton Senna, Suzanne Lenglen e molti altri. Come scrive l’autore: «Resta il fatto che, specie negli ultimi cinquant’anni, gli eroi sportivi non sono più circoscritti al rispettivo, originario ambito di provenienza. Essi riassumono in sé anche le caratteristiche della personalità eminente, non soltanto del campione e del divo. Si sono fatti largo nell’olimpo dei grandi della terra. Di coloro che cercano di ispirare grandi idee, che fissano degli obiettivi ambiziosi e impellenti, che segnano profondamente il loro tempo». Nell’anno degli Europei di calcio e delle Olimpiadi non potete lasciarvi scappare un buon libro dedicato allo sport. In definitiva un testo assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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