giovedì 28 aprile 2011

Avviso importante

Desidero informare i gentili lettori de “Le Recensioni del filosofo Impertinente”che il blog “Reviews of the Philosopher Impertinent ” contenente numerose recensioni da me effettuate e tradotte, parzialmente o per intero, in inglese non sono assolutamente riconducibili alla mia persona. Tale sito è un clone illegale sorto senza il mio consenso che viola i diritti e la proprietà intellettuale dei miei articoli. È stata presentata presso la polizia postale una regolare denuncia penale affinché vengano rintracciati e puniti gli autori di tale illecito. L’unico blog da me autorizzato è il presente e non esistono altre mie disposizioni per la traduzione delle recensioni in lingue che non siano l’italiano.

Cristian Porcino

martedì 26 aprile 2011

“Il codice del potere” di Kautilya


“Il codice del potere” (Arthaśāstra) di Kautilya a cura di Gianluca Magi (Edizioni il Punto d’Incontro) racchiude la saggezza indiana di un politologo contemporaneo del grande filosofo Aristotele. Gianluca Magi già curatore del libro “I 36 stratagemmi” ci conduce alla scoperta di alcune riflessioni che coinvolgono diversi ambiti della natura umana. Il testo analizza l’origine del potere, la prosperità economica, etc. Come scrive Magi nella sua introduzione “Il codice del potere non distoglie mai lo sguardo dalla realtà. È un modo di guardare il mondo basato sulla psicologia umana guidato dalla preoccupazione per il benessere del sovrano e del suo popolo. E un trattato che obbedisce agli obiettivi enciclopedici della scienza comprende una discussione sia del bene che del male, anche se nell’agire si dovrebbe perseguire solo il bene”. Da leggere assolutamente.

Cristian Porcino


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sabato 16 aprile 2011

“Sulla pena di morte. Da Beccaria ad oggi” di Cristian Porcino


Non si può insegnare ad un popolo ad evitare ed aborrire l'omicidio se è lo stato stesso a farne uso. La pena di morte è antieducativa perchè non riesce a perseguire nessuno scopo. La soppressione del reo non giova a nessuno. Infatti i reati non diminuiscono in maniera proporzionale alle esecuzioni capitali. La pena dovrebbe avere come obiettivo la rieducazione di chi commette reato e l'eventuale suo reinserimento nella società. Questo è il concetto che Cristian Porcino ci vuole "passare" con il suo saggio. L'autore, attraverso la lettura e la disamina di documenti famosi che trattano il tema inerente la pena di morte, vuole rimettere sul tappeto la questione, per tentare di risvegliare l'interesse sull'abolizione della pena capitale che vige ancora in molti paesi. Non siamo ancora sulla buona strada per raggiungere quest'obiettivo; ma è oltremodo positivo che qualcuno, come il nostro autore, ogni tanto faccia il tentativo di riaccendere il discorso su una tematica così umana e di così alto valore sociale e civile.

Salvatore Scalisi


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giovedì 7 aprile 2011

“Michael Jackson un uomo oltre lo specchio”, intervista a Cristian Porcino


(articolo di Leonardo Rossi)

Ho letto con molto interesse il libro di Cristian Porcino "Michael Jackson un uomo oltre lo specchio" ma devo fare una piccola premessa; non ho seguito la vita artistica e umana del re del pop, in quanto i miei interessi musicali sono d'altro genere. La mia conoscenza riguardo Michael Jackson si ferma a Thriller e al suo famosissimo video e a qualche notizia di gossip che ancora oggi, a quasi due anni dalla sua scomparsa è oggetto di vendita per i giornali.
Conosco invece le opere del filosofo Porcino, che definisco l'intellettuale del duemila, e mi rammarica vedere le sue pubblicazioni non sponsorizzate come meriterebbero, ma questo è un altro discorso.
La foto di copertina è originalissima, vediamo infatti raffigurato Michael Jackson come il Bacco del celebre dipinto di Caravaggio; e da questa scelta si intuisce che Porcino non ha scritto l'ennesimo libro sulla vita di questa pop star. Innumerevoli sono le pubblicazioni rivolte al Re del pop, e a mio parere, se ne leggi uno è come averli letti tutti.
Ma attenzione, non è un libro da leggere a cuor leggero. Non è rivolto alle fans dell'ultima ora, o alle signore che vedono in esso il loro rifugio dalle frustrazioni. Diciamo che è riservato ad un pubblico che conosce l'artista e lo ama col dovuto rispetto e soprattutto a chi vuole approfondire la conoscenza di questo mito.
L'autore ci regala un testo unico, ricco di contenuti, di correttezza e rispetto verso un uomo che nella sua vita, così come nella sua morte, non ha goduto di tutto ciò.
Per questo lo consiglio anche agli studenti che potranno servirsi del volume per la loro tesi di laurea; in quanto Michael Jackson è un personaggio destinato a restare immortale.


La prefazione del suo libro è stata scritta dal Reverendo Dawson Talbot, come vi siete incontrati?

«Sono davvero onorato della stima e dell’amicizia con il Rev. Dawson Talbot. Ci siamo conosciuti qualche mese fa durante il mio ultimo viaggio a New York, dove trascorro diversi periodi dell’anno. Il reverendo è un uomo davvero pieno di sorprese, sempre pronto ad ascoltare ogni tua esigenza ed un ottimo interlocutore. Avevo già tradotto in Italia un suo racconto contenuto nel libro “Michael Jackson: love and confessions” in cui narra di un dialogo avuto con MJ. Inoltre è una persona discreta che non desidera apparire in alcun modo e so di averlo coinvolto già abbastanza. Comunque una gran bella persona.»

Ci descriva un po’ il suo nuovo libro

«“Michael Jackson un uomo oltre lo specchio” si occupa di ripercorrere il pensiero di Michael Jackson attraverso l’ausilio di discipline quali la filosofia, la psicologia, sociologia e antropologia. Un artista del suo calibro non può essere liquidato con quattro osservazioni sulle sue canzoni o esibizioni; MJ non era mica un animale da circo che andava solamente osservato e applaudito. Vi è uno scavo psicologico e intellettuale nella sua drammaturgia artistica che è stato pochissime volte preso in considerazione. Proprio qualche giorno fa rivedendo un filmato del 1997 quando MJ arrivò a Cannes per presentare “Ghosts” si poteva osservare come la folla ululante richiedesse a gran voce un suo celebre passo di danza e basta. Oramai, per il pubblico MJ era solamente la star e non più l’uomo.»



Sono trascorsi due anni dalla pubblicazione del suo primo saggio su Michael Jackson, cosa ne pensa dell’ infinità di libri usciti in questi mesi sul re del pop?

«Quando pubblicai “Tributo a Michael Jackson” era l’agosto del 2009 (ma lo consegnai al mio editore nella prima settimana di luglio), non esistevano libri o studi su di lui in circolazione. Adesso ogni testo su MJ riporta più o meno le stesse cose, si scopiazzano l’uno con l’altro e fra questi ne conosco qualcuno (e di cui non farò il nome e cognome per decenza altrui), che ha omesso la sua vera fonte nella propria bibliografia. Inoltre tutti dichiarano di raccontare le verità di e su MJ o di rendergli giustizia con il proprio testo. La differenza fra me e loro consiste proprio in questo. Nel mio ultimo lavoro non ho avuto alcuna pretesa di raccontare come si sono svolti i fatti riguardanti la sua vita che rimarrà esclusiva di Michael e famiglia. Non ho mai preso parte a contestazioni riguardanti fanclub, associazioni e chicchessia, tuttavia esistono alcuni soggetti che pur presentando precari equilibri psichici mi manifestano il loro dissenso, riguardo le mie teorie, con un odio viscerale inaudito e ingiustificato. Non ho mai mancato di educazione nei confronti di nessuno, ed ho sempre rispettato tutte le idee che ho ascoltato in questi anni su MJ; ma ancora oggi non mi capacito del perché di tanto fanatismo violento. Esistono le minacce preventive, ovvero coloro che desiderano colpirti o giudicare l’opera ancor prima di leggerla. Parafrasando Heidegger: “il nulla nulleggia”. »



So che è stato attaccato in maniera gratuita da certi fan, ci faccia un ritratto di queste persone?

«Ma guardi sono un po’ di ogni genere, solitamente persone di bassa “cultura”. Si va da omuncoli in uno stadio avanzato di senilità (iniziale o finale poco importa), delusi dal loro fare musica con scarso successo dovendo quindi inventarsi una professione di ripiego, rimembrando però con sempre più tristezza i tempi oramai tramontati del country rock; a persone dall’identità sessuale incerta o caricaturale fino a giungere a presunti laureati in legge che offendono e denigrano nelle pagine preposte, con un linguaggio da cortile più che di corte giudiziaria. Vede loro hanno perso di vista il fatto che a me devono portare rispetto, come ho sempre fatto nei loro confronti. Se li ho querelati, a molti di loro, è per non consentirgli di ripetere in futuro lo stesso comportamento ingiurioso con altri individui. Le mie battaglie legali e sociali sono state sempre improntate per affermare un diritto di difesa valevole per tutti e non solo per me. Sono un filosofo figlio di Cartesio, Kant, Lévinas e credo nel rapporto simmetrico, ma essendo anche un contemporaneo devo constatare che facebook amplifica sempre più le loro problematiche e questo purtroppo alla fine si ritorcerà contro di essi. Per quanto mi riguarda non è il mezzo tecnologico ad usarmi, ma io a servirmi di esso. Come mi ha detto una carissima amica Michael Jackson non ha fatto la sua fine impietosa il 25 giugno del 2009, ma qui sui social network, attraverso certi pseudo ammiratori che quotidianamente (s)vendono la sua essenza proprio come in un banco da macelleria.»



Mi scusi, mi faccia capire meglio, lei prima ha detto di bassa cultura e poi mi cita musicisti e laureati, cosa vuole dire?

«Infatti è una provocazione. La cultura non è solamente quella appresa sui banchi di scuola, ma quella mediata dalla vita, dalla conoscenza del prossimo e il rispetto insegnato e messo in pratica. Naturalmente il mio elenco è abbastanza lungo. La cultura è ben altra cosa dal possedere un titolo di studio. Diceva Totò “signori ci si nasce ed io lo nacqui,” quindi oggi potremmo dire: “signori ci si nasce, dottori forse ci si diventa”. Per me conta più chi si è veramente che quello che si è diventati. »

Non crede che sia solamente un desiderio di farle conoscere la propria opinione, o vi è altro?

«Nella mia carriera prima da semplice lettore e oggi come autore, non sono stato mai colpito da un raptus di arroganza che mi spingesse a scrivere agli autori dei libri che non mi erano piaciuti. Occorre mantenere ben presente che lo scrittore esercita la sua professione, non è oggetto di scherno o rappresaglia. La civiltà e quindi anche l’educazione sono giunte oramai al tramonto della nostra società occidentale proprio come descritto nel libro del filosofo Spengler. Deve cessare questa smania di scrivere e contestare all’autore le proprie teorie. Ogni persona deve comprendere che nella vita esistono gerarchie e ruoli sociali da rispettare»

Non teme ulteriori fraintendimenti con questa sua nuova opera?

«I fraintendimenti ci saranno sempre perché coloro che vogliono vedere il marcio nelle cose e nelle persone sono sempre esistite in tutte le epoche. D’altronde non posso pretendere che ogni lettore sia un buon lettore. Come recita un vecchio proverbio cinese: “è difficile riconoscere un gatto nero in una stanza scura, soprattutto quando il gatto non c’è”. Sostanzialmente il problema risiede nella filosofia da reality show. Un artista deve farsi conoscere non solo per quello che fa in quanto cantante, attore, etc., ma deve apparire anche come persona. Così chi osserva il suo modo di fare per qualche frangente in tv o su i social network, pensa di conoscere alla perfezione la sua vita o il suo pensiero. Io desidero che mi si conosca per ciò che scrivo e non per ciò che esprimo in totale libertà sulla mia pagina privata di twitter e simili »


Ha intenzione di presentare il suo nuovo libro su Michael Jackson in occasione di qualche evento organizzato dai fans di MJ?

«Non credo che presenterò il mio libro in un contesto simile, perché con molti di essi il dialogo non potrebbe esistere e quindi preferisco non farlo. Ho scritto libri sulla Chiesa cattolica e non li ho presentati mica in Chiesa, quindi non vedo perché dovrei partecipare ad un incontro in cui sarei guardato come il loro capro espiatorio di turno. Mi sentirei un pesce fuor d’acqua. Io non sono un “fan” ma uno scrittore che ha pubblicato dei libri sull’argomento, così come mi sono occupato di altre problematiche ancor più serie. Se ci saranno i giusti presupposti e determinate garanzie prenderò in considerazione tale eventualità; altrimenti, pur rispettandoli molto, deciderò di rinunciare ad una mia presenza »

Perché ha editato il suo ultimo lavoro servendosi dell’autopubblicazione? Non poteva rivolgersi ad un editore tradizionale visto che la sua opera è davvero interessante?

«Come ha scritto Giampiero Mughini in un articolo di qualche anno fa esiste un forte pregiudizio ovvero che “se uno fa un lavoro intellettuale gatta ci cova, nel senso che o è ricco, o ha una moglie ricca o la fa per una Santa Causa. Tre minchionerie una più grande dell’altra (…) Ora, io non sono uno stupido. E non ho una moglie ricca”. Condivido in pieno quanto detto da Mughini. Se avessi pubblicato con l’editoria tradizionale, sicuramente a guadagnarci sarebbe stato l’editore e non io. La percentuale sempre più bassa che viene concessa ad uno scrittore, mortifica la sua opera e se stesso. A questo punto ho deciso, da un po’ di tempo, di investire su di me. Per non parlare di coloro che mi scrivono dicendomi se devolverò una parte dei proventi in beneficenza. Premetto che la beneficenza si fa in silenzio e senza proclami; punto secondo scrivere un libro è un lavoro come gli altri. Se necessitiamo della mano d’opera di un elettricista, stagnino, etc., lo paghiamo o no? Quando ogni cittadino devolverà l’intero stipendio percepito a fine mese in beneficenza, allora lo farò anch’io. Siccome io non ho né una moglie ricca né un’amante benestante e non navigo nell’oro, al momento tengo per me ciò che mi spetta per aver svolto un lavoro. Non posso sempre devolvere quote in opere di assistenza sociale. Smettiamola con l’idea che chi scrive o fa l’intellettuale sia un nullafacente!!»



A chi si rivolge il suo libro “Michael Jackson un uomo oltre lo specchio”?

«Mi rivolgo ad ogni persona che voglia approfondire il Michael Jackson pensiero e non solamente la storia trita e ritrita della popstar. A me interessa la persona e non il personaggio. Ho cercato di evidenziare, nelle mie riflessioni, alcuni legami con dei personaggi, reali o inventati, sia del presente e sia del passato che avevano colpito la fantasia e l’emotività di Michael. Spero che a leggerlo siano i giovanissimi perché sono quelli che non avendolo vissuto direttamente devono in ogni modo conoscerlo così come egli era, una persona ancor prima di diventare un mito»

“Michael Jackson un uomo oltre lo specchio”
pag: 104
€ 15,00
in vendita su: www.lulu.com


Articolo di Leonardo Rossi


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sabato 2 aprile 2011

“Michael Jackson un uomo oltre lo specchio” di Cristian Porcino


“Michael Jackson un uomo oltre lo specchio” è un saggio assolutamente originale in quanto non si occupa della vita, dei pettegolezzi e delle ipotesi di complotto che ruotano attorno alla vita e la morte del re del pop; ma analizza, da un’angolazione diversa, il pensiero di Michael con un piglio critico magistrale e appassionante. Come scrive nella prefazione il Reverendo Dawson Talbot questo libro:“ha trattato Michael col dovuto rispetto e la sensibilità necessaria. Sarebbe stato facile rimestare nel torbido di faccende che avevano come obiettivo l’annientamento di un innocente, ma Porcino si è tenuto alla larga da certi episodi tristi per rispettare la memoria di un grand’uomo”. Il filosofo Cristian Porcino ci consegna un’opera che può essere considerata, a tutti gli effetti, una straordinaria lezione socio-antropologica su una delle leggende più importanti della storia della musica mondiale. Un saggio che si legge tutto d’un fiato proprio come un romanzo, dedicato soprattutto a chi conosce poco o in maniera superficiale sia l’uomo che la musica di Michael Jackson.

“Michael Jackson un uomo oltre lo specchio” pagine: 104,
€ 15,00
in vendita su: www.lulu.com, www.amazon.com, www.amazon.uk
Per info e prenotazioni copie scrivere una e-mail a: ufficiostampacriap@virgilio.it

venerdì 1 aprile 2011

“Il Grimorio di Baker Street” a cura di J.R. Campbell e Charles V. Prepolec


“Il Grimorio di Baker Street” edito da Gargoyle Books raccoglie undici storie scritte da diversi autori che hanno come protagonista il detective letterario più famoso al mondo: Sherlock Holmes. In questa antologia troviamo dei deliziosi racconti che pescano nel mondo della fantasia e dell’ignoto e persino nelle fiabe. Davvero un piccolo gioiellino il racconto “Il bambino perduto” di Barbara Hambly in cui Holmes incontra Peter Pan. E come scrive David Stuart Davies: “Quale detective migliore si potrebbe scegliere, per scavare nell’imprevedibile e spaventoso mondo del soprannaturale, di colui il cui motto è sempre stato: «Quando hai eliminato l’impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità»”. In definitiva un libro appassionante e stimolante. Assolutamente consigliato.

Cristian Porcino


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