domenica 24 maggio 2009

“Gabriella Ferri. Sempre” di Pino Strabioli


“Gabriella Ferri. Sempre” per Iacobelli Edizioni è un diario intimo e illustrato dell’artista romana prematuramente scomparsa. Il volume in questione è curato da Pino Strabioli che ha selezionato il vasto repertorio di appunti che Gabriella Ferri annotava accanto ai suoi disegni. All’interno troviamo un particolare ricordo di Renato Zero che difatti scrive nella prefazione: “Dimenticarti è davvero impossibile tesoro mio... La tua voce è la nostra bussola”. Basta leggere questo libro per allontanare i sospetti maliziosi che credono in un suicidio della Ferri. In verità nelle sue riflessioni ricorre spessissimo il tema della morte; ma non per questo bisogna trarre conclusioni affrettate. L’amore che la Ferri nutriva per il figlio Seva Borzak jr non l’avrebbe mai e poi mai portata a compiere un gesto così violento, come quello ipotizzato dai soliti falsari mediatici. Come precisa il suo caro amico Strabioli: “Detesto le domande incivili sul tuo conto gli uccelli volano e non ci chiediamo dove tu sei volata come un ritornello”. Non esiste essere umano e men che meno artista che non sia pervaso e attanagliato dalla depressione. La sensibilità e l’impotenza nel non poter cambiare le storture del mondo non possono che rattristare l’animo di ogni artista. Parte di questo malessere esistenziale lo troviamo raccolto nel libro. Questo prezioso e pregiato volume mette in luce, diversi aspetti della cantante romana che pochi conoscono. Pittrice, scrittrice e filosofa; Gabriella Ferri scriveva della vita, analizzandola in ogni sua sfaccettatura con grande lucidità e con una vena poetica che rapisce il lettore. Colpiscono gli autoritratti di Gabriella Ferri; alcuni radiosi e colorati, altri solamente accennati o sfumati con la matita. “L’arte, pur essendo inferiore alla bellezza del creato, tocca tasti misteriosi del nostro così poco conosciuto esistere. L’anima e la psiche vibrano di elettricità che rende tutto luminoso, siamo lettori di questa divinità, solo l’arte è vicina a Dio”. La sua voce e la sua interpretazione restano nel cuore non solo del popolo romano, ma dell’Italia intera. In conclusione “Gabriella Ferri. Sempre” è un lavoro raffinato ed elegante, ideato e voluto sia dal suo amico più caro Pino Strabioli, nonché dal figlio e dal marito, per rendere omaggio ad una grande artista ma soprattutto ad una donna autentica come era Gabriella. Nel presente volume oltre al ricordo personale del celebre cantautore Renato Zero, vi è anche una commovente poesia composta da Alda Merini. Da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

venerdì 22 maggio 2009

Nota di chiarimento riguardo la recensione di "Disputa su Dio e dintorni" di Corrado Augias


Questa mattina sono stato raggiunto telefonicamente da un giornalista del quotidiano “Libero” per avere delle delucidazioni in merito ad una mia recensione pubblicata in rete, e relativa al libro di Corrado Augias e Vito Mancuso “ Disputa su Dio e dintorni” .
Questo interesse riguardo la mia opinione, mi ha fatto sorgere il dubbio che quanto da me scritto possa essere stato travisato, in qualche modo, dal suo intento originario. Pertanto era doveroso dissipare alcuni dubbi ed eventuali perplessità con una nota chiarificatrice. Nell’articolo in questione, non volevo in alcun modo sollevare inutili e sterili polemiche sul libro di Augias, né tanto meno è stata mai mia intenzione accusarlo di plagio. Inoltre se consideriamo le affinità elettive che legano me ed Augias, pensiamo alla curiosità che ci ha spinto ad inoltrarci nei sentieri impervi e misteriosi della religione e della fede; e nonostante il mio libro “Pensieri sparsi su Dio, Ratzinger e la Chiesa” sia stato pubblicato prima del suo “Disputa su Dio e dintorni”, mi aspettavo solamente di vedere inserito il mio nome in bibliografia. Nulla di più. Ritengo Corrado Augias uno dei giornalisti più intelligenti e più sensibili che l’Italia abbia mai avuto. Quindi ripeto scopo della mia recensione era soltanto quello di manifestare la mia delusione nel non aver letto, nella bibliografia finale, il titolo della mia opera. In “Pensieri sparsi su Dio, Ratzinger e la Chiesa” ho riportato in appendice i testi di Augias da me consultati, e considerato che a parer mio ci sono diverse assonanze di pensiero con la sua ultima fatica letteraria, mi aspettavo forse, la stessa carineria. Non mi sognerei mai e poi mai di tacciarlo come colui che ha copiato il mio saggio filosofico; né tanto meno vi era la minima intenzione, di screditare la sua competenza e cultura. Spero che attraverso questa nota si possa chiarire l’eventuale equivoco insorto.


Cristian Porcino

giovedì 21 maggio 2009

“La vita segreta dei papi” di Claudio Rendina


“La vita segreta dei papi” di Claudio Rendina per Newton Compton Editori è un saggio ben scritto sulla vita dei vicari di Cristo in terra. Più che una vita segreta dei papi quello di Rendina risulta un compendio ben documentato e ben articolato, sulla chiesa cattolica. L’autore attraverso le 348 pagine del libro, approfondisce e chiarisce il contesto storico in cui prese vita il simbolo del papato e della sua egemonia politica sul mondo. Grazie a questo straordinario lavoro, Rendina restituisce una immagine molto veritiera della chiesa cattolica, che per secoli ha celebrato i propri fasti (così come i misfatti) in estremo segreto. Leggiamo ad esempio della disavventura dei cadaveri di San Pietro e di San Paolo, dei primi martiri, della nascita delle basiliche, così come della vendita delle indulgenze fino ad arrivare all’inquisizione e all’attuale pontefice: Benedetto XVI. Claudio Rendina attraverso una prosa assai accattivante e divulgativa, riesce a rispolverare vecchie leggende e documenti storici che hanno l’amaro compito di raccontarci i papi dal primo all’ultimo; ossia da Pietro a Ratzinger. Non esiste una storia della chiesa senza parabole discendenti. Essa pur dichiarandosi di natura divina è, ahimè, di origine umana. Basta dare uno sguardo alla sequela imbarazzante di amanti, mogli, figlie e fidanzati uomini che i papi e il porporato cardinalizio hanno racchiuso dentro le sue mura. I papi della storia, prima del concilio Vaticano II, hanno dimostrato di desiderare e bramare il potere; piuttosto che lottare per l’affermazione dei principi evangelici. Ricordiamo che proprio nel 1870 quando cesserà di esistere la figura del “papa re” grazie alla breccia di Porta Pia, il “santo padre” Pio IX si proclamerà, in virtù di quei dogmi così tanto cari alla chiesa, infallibile!. In un passo del presente testo, Rendina con una sofisticata ironia ci comunica che nell’odierno appartamento papale scompare almeno sulla piantina architettonica, il bagno. Poiché, permettetemi la battuta innocente, sua santità non è umano; ed in quanto padre santo, è certamente esonerato per volontà divina, dall’espletare i bisogni fisiologici che tanto affliggono noi comuni mortali. Il libro di Rendina è assai consigliato a tutti gli studenti universitari di storia del cristianesimo e simili materie, perché racchiude e descrive con grande competenza storica i duemila anni di dominio cattolico. Dopo la lettura di questo libro nessuno potrà affermare di non aver varcato, anche se solo con la mente, le mura impenetrabili e misteriose del vaticano. Assolutamente da leggere.


Cristian Porcino

domenica 17 maggio 2009

“Patti Smith. Dream of life” di Steven Sebring


“Patti Smith. Dream of life” è un film documentario diretto da Steven Sebring ed edito in Italia da Feltrinelli per la collana Real Cinema. Questo cofanetto contiene oltre il film in dvd (109 minuti), che racchiude ben dieci anni di vita e di attività dell' icona rock più importante del secolo; anche un libro a cura di Ruggero Marinello. Quest’ultimo ha cercato di ricostruire la sfolgorante carriera di Patti Smith (dal 1975 ad oggi), attraverso l’analisi di alcuni miti e persone che hanno condizionato in positivo la cantante americana. La sua musica è contaminata dall’incontro con ogni forma d’arte; dalla fotografia di Robert Mapplethorpe alla pittura di Andy Warhol, etc. Chi ha avuto la fortuna di assistere ad un suo concerto sa benissimo del carisma e della forza che promana Patti quando si esibisce sul palco. Io ho avuto il piacere di partecipare ad un suo live e di scambiare qualche parola con lei per una intervista. Patti Smith con la sua aria smaliziata e consumata, con quelle giacchette che sottolineano quel suo fare da poetessa maledetta del rock, è una donna colta e intelligente. Ascolta con fare curioso le tue domande e cerca di risponderti con una passione travolgente. Questa sacerdotessa della musica che sul palco celebra la realtà sublimata dall’arte, ha scritto una pagina di storia indelebile. Attraverso la visione di “Dream of life” riusciamo a condividere con la stessa Smith alcuni momenti di mera intimità. Patti Smith ci accompagna nei luoghi in cui si è esibita in questi dieci anni, e dove è stata seguita e ripresa dall’obiettivo indiscreto di Sebring. Conosciamo i suoi genitori, la sua terra d’origine, etc. Il documentario porta lo stesso titolo di un celebre disco della cantautrice uscito nel 1988. In quell’album vi era la famosa hit “People have the power” che racchiude l’essenza della sua carriera. La Smith vive il suo fare musica proprio come una missione. Attraverso il suono, santifica gli elementi vitali presenti in ogni persona e in ogni cosa. I suoi concerti diventano scambi di energia e si tramutano in sinergia. Nella sue canzoni riecheggiano i versi di Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Shelley, Allen Ginsberg, e persino il nostro Fabrizio De Andrè. Patti Smith è una vera rockstar. Non ha mai abdicato al ruolo sociale di farsi portavoce dei malumori della gente. Durante la guerra in Iraq si recava settimanalmente a Washington, per gridare davanti la cancellata della Casa Bianca che l’ex presidente G. W. Bush aveva insudiciato il nome dell’America. Inoltre non si è mai lasciata condizionare dalle mode o dai dettami della discografia. Nell’ultimo suo lavoro “Twelve” Patti canta le canzoni degli altri senza far rimpiangere le versioni originali. Interpreta Stevie Wonder, i Nirvana, e tanti altri, donando a queste sue versioni quel quid che li arricchisce profondamente. In definitiva consiglio assolutamente la visione di questo film nonché la lettura di questo libricino per rivivere l’emozionante “ sogno di una vita” di un’artista a 360 gradi, che continua a regalarci ancora grandi emozioni. Una chicca da non perdere per gli appassionati di musica.


Cristian Porcino

giovedì 14 maggio 2009

“Il sonaglio” di Andrea Camilleri


“Il sonaglio” di Andrea Camilleri per Sellerio Editore chiude la trilogia fantastica iniziata con “Maruzza Musumeci” (2007) e “Il casellante” (2008).
Questa fiaba ci riporta a quelle atmosfere bucoliche e rurali di una Sicilia lontana nel tempo ma non nel ricordo dello scrittore. In alcuni passi Andrea Camilleri rievoca il verismo di Verga, così come la drammaturgia di Luigi Pirandello. Durante la lettura del presente racconto l’autore ci descrive paesaggi e situazioni servendosi, ancora una volta, del dialetto siciliano. La storia narra di un giovane capraio Giurlà a contatto con una realtà totalmente estranea a quella in cui era vissuto per la prima parte della sua vita, e a cui si adatterà rapidamente. Durante la sua esperienza da mandriano, svilupperà un rapporto affettivo intenso con una capra di nome Beba che al di là del proprio aspetto, zoologicamente determinato, ama e si fa desiderare proprio come una donna. Attraverso la lettura del poeta Lucrezio Giurlà apprende della metamorfosi della natura. Beba non è solamente una capra per Giurlà, ma l’amore della sua vita. Non riesce a stare lontano da lei, che domina persino i suoi sogni così come i suoi pensieri. Attraverso Beba Giurlà arriverà a compenetrare il mistero dell’amore che transiterà dalla capra ad Anita. Andrea Camilleri nei racconti al di fuori della saga del commissario Montalbano può permettersi di spaziare in lungo e in largo nel regno della fantasia. Il romanzo è avvincente, trascinante e coinvolgente, grazie anche alla solita verve linguistica. Il lieto fine sembra proprio omaggiare la favola di Jeanne Marie Leprince de Beaumont “la Bella e la Bestia”. “Il sonaglio” inoltre cerca di spingere il lettore a riflettere sul significato di animalità. Se Pippo e Fofò rappresentano la regressione della specie umana, in un abbrutimento che si concretizza nell’usare violenza su una povera donna non sana di mente a fine di lucro; Giurlà da parte sua, vive un amore forte con Beba la capra-donna, che lo proietta in una condizione che squarcia, come per incanto, il mistero della propria natura. Proprio come precisa il critico letterario Salvatore Silvano Nigro nella prefazione al testo: “Beba è diversamente innocente, pur nella sua selvaggia rustichezza. E trova umano riscatto nella complementare Anita: la marchesina, che ha un suo amabile segreto femminile”. Difatti Giurlà imparerà a comprendere pulsioni e sentimenti, a lui prima estranei , che lo uniscono ad Anita. Come diceva il filosofo Blaise Pascal: “ Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. Infine concordo con il maestro Camilleri quando sostiene che: “il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica”. Da leggere assolutamente.


Cristian Porcino

martedì 12 maggio 2009

“Bocciolo di rosa” di Melissa Panarello


“Bocciolo di rosa” di Melissa Panarello per Borelli Editore è la prima versione del libro già pubblicato da Fazi nel 2003 e più precisamente “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”. Premetto che non ho mai letto “100 colpi di spazzola” e quindi non posso fare una comparazione tra le due versioni né evidenziarne le analogie; però questo “Bocciolo di rosa” è un romanzetto scadente, scritto da un' adolescente in cerca di attenzione e compilato con una certa mediocrità linguistica. Inutile stare qui a spiegare a quale “rosa” alluda l’autrice nel titolo. La Panarello attraverso la descrizione di certe goliardiche relazioni sessuali tende a voler scandalizzare i soliti perbenisti di turno. Ebbene questa cosa può accadere solamente in Italia dove si grida all’oscenità fin troppo facilmente per dei libretti a sfondo sessuale. In altri paesi europei sia “Bocciolo di rosa” che “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire” sarebbero passati inosservati. Il libro è privo di una trama convincente; e questo denota che l’autrice sconosce la storia della letteratura erotica, e capolavori del passato come la “Lolita” di Nabokov (tanto richiamato nel testo per essere ridicolizzato), oppure alcune opere di Henry Miller. Per scrivere di erotismo non basta avere delle esperienze vissute sul campo (ammesso che ci siano mai state), se poi non si possiede un talento narrativo e non si ha una certa proprietà di linguaggio, idonea a dare vita ai propri racconti! Evidentemente dietro la scalata al successo di Melissa Panarello deve esserci stata, a rigor di logica, una notevole operazione di marketing, perché altrimenti non si spiegherebbe come abbia potuto riscuotere successo, un’accozzaglia di racconti - reali ma soprattutto immaginari se consideriamo le descrizioni inverosimili- senza stile e soprattutto non supportate da un ritmo incalzante. Mi domando: «Esistono ancora persone pronte a gridare allo scandalo per queste storielle narrate così grossolanamente?». Se la risposta è sì, ciò è davvero preoccupante. Infine un consiglio alla Panarello, cerchi di frequentare di più la letteratura piuttosto che una certa pornografia spicciola. Se invece dovesse ritenere la lettura una impresa assai ardua per il proprio intelletto, provi a chiedere consiglio ad un maestro di film erotici come Tinto Brass. Comunque sia dopo “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire” Melissa P. pur avendo pubblicato altri due libercoli, non è riuscita a cavalcare il successo ottenuto così immeritatamente. Grazie alla pubblicazione di “Bocciolo di rosa” l’autrice potrà forse ritrovare una nuova giovinezza da tempo perduta.


Cristian Porcino

domenica 10 maggio 2009

“Luce d’Orange” di Paolo Turati


“Luce d’Orange” di Paolo Turati per Ananke Edizioni è un romanzo che ha come protagonista il pittore olandese Jan Vermeer (1632- 1675). In questo libro Turati con una preparazione storico - artistica degna di nota, riesce ad avviluppare il lettore nella trama di questa vita romanzata del ritrattista di Delft. Chiaramente della vita del pittore seicentesco sappiamo ben poco, e proprio per questo Turati riesce a mettere a frutto tutte le conoscenze acquisite sul periodo storico in cui l'artista operò. L’autore descrive appassionatamente, un giovane Jan affascinato dal viaggio in Italia in cui lo coinvolge uno zio intraprendente e colto come Anthony Van der Mer. In Italia avrà modo di conoscere fra l’altro il pittore Nicolas Poussin e le opere di Michelangelo, Caravaggio, ecc, che lo condizioneranno in positivo nel suo futuro. Il romanzo, che non ha la pretesa di essere una biografia del celebre artista, ha il merito di ricostruire alcune pagine di storia molto importanti come l’ascesa al potere e di conseguenza alla dittatura di Oliver Cromwell. Leggendo “Luce d’Orange” non si capisce perché non abbia riscosso il successo del libro “La ragazza con l’orecchino di perla” scritto da Tracy Chevalier . Come di norma accade, tutto ciò che viene propagandato dai mass media e dagli editori di fama diventa spesso e volentieri, un bestseller. Forse la Chevalier ha avuto il merito di mescolare meglio le caratteristiche storiche della trama del romanzo; con un linguaggio più popolare ed immediato. Turati spesso si lascia andare a considerazioni forbite ed erudite sul contesto storico, e si sa che la gente comune è poco propensa a leggere libri ricchi di nessi cronologici e di nomi importanti. Come ricorda perfettamente nella prefazione Massimo Centini: “la ricostruzione avviene senza rinunciare a continui e impegnativi ( per chi deve scrivere il romanzo) riferimenti ad avvenimenti storici coevi, che attraversano trasversalmente la biografia e quindi ne dimensionano concretamente la stabilità in un corretto quadro spazio-temporale”. Unica pecca del romanzo di Turati è l’inserimento di quel riferimento esoterico che sembra contagiare gli scrittori di questo nuovo millennio (la lancia di Longino che trafisse il Cristo). Ottimo il finale con il capitolo dedicato al nazismo e all’interesse di Adolf Hitler per le opere di Vermeer. Personalmente essendo un cultore dell’arte e delle opere di questo straordinario artista, ho trovato “Luce d’Orange” molto coinvolgente ed intrigante. Ne consiglio assolutamente la lettura.


Cristian Porcino

martedì 5 maggio 2009

“Claudio Baglioni l’Incantautore” a cura di Caterina Tonon


“Claudio Baglioni l’Incantautore” a cura di Caterina Tonon per Aliberti Editore, è una splendida raccolta di frammenti di pensiero e di interviste che Baglioni ha rilasciato lungo la sua carriera. In effetti il libro è scritto dallo stesso cantante romano, perché la Tonon ha solamente selezionato e messo insieme le parti, intervenendo direttamente nel testo unicamente per spiegare alcuni concetti chiave della carriera baglionara. Non credo esistano persone immuni al fascino della potenza ammaliatrice della sua musica. Baglioni il cantautore dell’amore per antonomasia; è colui che ha saputo far congiungere sentimentalmente milioni di giovani grazie ai suoi versi poetici e le sue note. Attraverso la lettura di questo libro si scopre un Baglioni insolito, profondo, con dei pensieri che sembrano dei veri e propri aforismi di un antico scrittore del passato. Baglioni è un musicista raffinato, che ha saputo costruirsi una carriera infischiandosene delle etichette limitanti e offensive, che gli venivano continuamente appiccicate addosso. Sono convinto che per parlare dei veri sentimenti bisogna averli vissuti. Ecco perché le sue canzoni hanno molta presa sui giovani; ma Claudio non è solamente un cantautore d’ amore ma è “l’uomo oltre”. Nel 1990 ha pubblicato per l’appunto l’album “Oltre”; a mio parere un capolavoro assoluto sia per i testi molto ermetici, ricercati e filosofeggianti, e sia per gli arrangiamenti sofisticati. In quel doppio album vi è l’essenza più ricercata del cantautore romano che si avvale della collaborazione di artisti del calibro di Pino Daniele, Mia Martini, etc. “La signora delle ore oscure”, “Le mani e l’anima”, sono soltanto alcune delle realtà musicali contenuti in un album coraggioso e di forte impatto sociale. In quelle canzoni vi è il preludio del suo impegno interculturale di “O’scià”. Nella prefazione Caterina Tonon scrive: “Claudio Baglioni è un uomo in rivolta: contro una critica ingenerosa che l’ ha spesso accusato di essere fatuo e pretenzioso, contro i giochi di potere e le scelte forzate imposte dal mercato discografico, contro una società che umilia e rifiuta gli ultimi della terra”. Ho un ricordo molto forte che risale al “tour giallo elettrico” del 1996, quando Baglioni in uno scenario naturale e suggestivo come il porto di Catania riuscì ad adunare una folle oceanica; fu davvero una esperienza piuttosto unica. Qualcuno come si legge nelle testimonianze che altre personalità famose hanno espresso su di lui, lo ha definito “un poeta mediocre anche se di classe”. Come scrive lo stesso cantautore“ sembra che la vita, a un certo punto, ci metta di fronte a una sorta di passaggio obbligato, il cui pedaggio è la perdita dell’incanto. Io non l’ ho mai fatto”. In effetti Claudio Baglioni non ha mai smesso di incantarsi e di farsi travolgere dalla forza vivificante della realtà. Non vi è migliore occasione di questo volume per comprendere appieno uno dei cantautori italiani più significati degli ultimi vent’anni.


Cristian Porcino

lunedì 4 maggio 2009

“Alberto Bevilacqua e l’ossessione dell’Eros”


Alberto Bevilacqua è stato uno degli scrittori italiani più bravi; ma col tempo questa sua verve letteraria è andata scemando, fino a ridursi nell'esercizio dattilografico di una patetica sequela di ricordi senili, e di una vita sessuale non più consumabile. Quando l’oggetto del desiderio diventa opprimente e ossessivo nella propria psiche; ecco affidarsi a ricordi di una gioventù disinvolta o per dirla con un verso criptico dei “Bastard Sons of Dioniso” quando si era “ buggerati dalla propria baldanza”.
Se le cose vanno così, forse è meglio sfogarsi, magari scrivendo l’ennesimo libro sull’Eros. Dopo una interminabile serie di libri, sicuramente commoventi, e dedicati alla madre scomparsa (Un cuore magico, Lettera alla madre sulla felicità, Tu che mi ascolti) fu poi la volta di scrivere del padre che non lo ha mai amato (Lui che ti tradiva). Nel 1994 Bevilacqua pubblicò un saggio notevole dal titolo “L’Eros”. Adesso a distanza di parecchi anni (15 per l’esattezza) pubblica un seguito “L’Eros II” e sempre con Mondadori. Una vecchia canzone di Charles Aznavour diceva : “com’è triste Venezia”. In questo caso direi come è triste la letteratura se si riduce ad un eterno ritorno per bissare il successo del libro degni anni’90. Tutta la produzione letteraria di Bevilacqua è stata incentrata sul rapporto fra anima e involucro carnale, pulsione sessuale e amore infinito del corpo femminile. Quindi che bisogno c’era di pubblicare un libro sul rapporto per altro già più volte affrontato, metabolizzato e ridefecato sull’Eros come lo intende lo scrittore parmigiano?!. Ricordo che quando Alberto Bevilacqua pubblicò per i tipi de i “corti di carta” del corsera “Il prete peccatore” , ho per qualche attimo intravisto il luccichio dei tempi andati. Certi scrittori farebbero meglio, forse, a non produrre più nulla di “nuovo” per non compromettere una certa credibilità acquisita negli anni.


Cristian Porcino

sabato 2 maggio 2009

“Angeli e Demoni” di Dan Brown


“Angeli e Demoni” dello scrittore americano Dan Brown è stato pubblicato in Italia soltanto nel 2004 (edito negli Usa già nel 2000), in seguito all’enorme successo riscosso dall’altro suo romanzo “Il Codice da Vinci” (2003). È in “Angeli e Demoni” che compare per la prima volta lo storico e studioso di simbologia religiosa Robert Langdon, alle prese con problematiche investigative in cui la chiesa Cattolica ha sempre un ruolo decisivo. Devo dire che lessi il qui presente libro appena pubblicato e non ne fui contagiato in maniera molto positiva. Il romanzo ha una trama interessante, misteriosa; - basti pensare alla setta degli illuminati, agli esperimenti condotti dal Cern di Ginevra, etc -, ma un po’ troppo zoppicante. L’autore ha messo molta carne al fuoco e si è affrettato a concludere il romanzo con un finale fin troppo ridanciano. Per non parlare poi dei numerosi errori compiuti da Brown nel descrivere alcuni monumenti di Roma, così come per la promuncia e il significato di qualche parola italiana. La storia inizialmente è intrigante, anche se col tempo va riducendosi in un escalation di banalità come il figlio del papa che non è stato concepito carnalmente. Dan Brown nel libro “Il Codice da Vinci” riesce a mescolare in maniera più che accettabile gli ingredienti misteriosi e legati alla religione cristiana. Dei romanzi di Brown si può dire di tutto e di più, ma di certo non si può negare che siano avvincenti e accattivanti. Proprio adesso che sta per uscire il film di “Angeli e Demoni” per la regia di Ron Howard (13 maggio 2009), la Mondadori si prepara a ristampare il volume in quantità notevoli. Nel frattempo lo scrittore ha fatto sapere che entro fine anno darà un seguito alla sua trilogia inaugurata da “Angeli e demoni” con l’uscita (in contemporanea mondiale) de “Il simbolo perduto”. Vedremo se tutto il successo riscosso verrà messo a frutto in un romanzo che ha l’arduo compito di far dimenticare al mondo il bestseller: The Da Vinci Code.


Cristian Porcino

venerdì 1 maggio 2009

“Siamo tutte delle gran bugiarde – Conversazioni con Paolo Poli” di Giovanni Pannacci


“Siamo tutte delle gran bugiarde – Conversazioni con Paolo Poli” di Giovanni Pannacci per Giulio Perrone Editore, raccoglie una lunga intervista a Paolo Poli, l’attore più geniale ed istrionico d’Italia. Il giornalista Pannacci cerca attraverso un dialogo fitto ed informale di carpire a Poli, il segreto del suo estro e quella capacità di fare teatro anche solo attraverso la mimica facciale, o alzando semplicemente un sopracciglio. Ho avuto modo di vedere dal vivo molti anni fa Paolo Poli e ricordo di essermi entusiasmato moltissimo. In questo libro Poli, che non ha mai fatto mistero della sua proverbiale sincerità, ci accompagna dentro gran parte della sua vita. Si inizia dalla scoperta della sessualità grazie ad un libro "porcellone" fino a giungere alla laurea in lingua francese. Dalle prime supplenze nelle scuole alle prime esperienze teatrali, fino al racconto degli incontri con personaggi come Pasolini, Moravia, Fellini, Zeffirelli, Palazzeschi, etc. In effetti le parodie, il travestimento sul palco lo hanno reso molto popolare, ma allo stesso tempo è stato tenuto d’occhio da una certa classe politica perbenista e bigotta che censurò il suo spettacolo teatrale su Rita da Cascia. Nelle pagine del libro il poliedrico attore ci parla un po’ di tutto; dalla televisione odierna alla letteratura che, a suo parere, è in profondo letargo. Paolo Poli artista unico grazie alle sue performance elargite al pubblico, ha dimostrato la propria libertà raziocinante in diverse occasioni. Attraverso il suo candore disarmante non si può che convenire con lo stesso quando sostiene che: “Quando siamo giovani il sangue ribolle, da vecchi ristagna. Però bisogna continuare ad amare quello che si è amato da giovani”. Difatti Poli non ha perso lo smalto di un tempo; sul palco è sempre vispo e trascinate, carismatico ed esilarante, pungente e tenero quanto basta. Assistere ad un suo spettacolo significa prendere parte ad una lezione di storia del teatro. Inoltre in queste confessioni non vi sono finti sentimentalismi, oppure vendette trasversali nei confronti di chi non lo ha saputo apprezzare. Il dialogo con Pannacci non è privo di insidie e di trappole che il lungimirante Poli sa tendere al suo interlocutore. Frecciatine ed esilaranti battutine mettono alla prova anche il grado di attenzione del lettore, rendendo di conseguenza questo libro una testimonianza piuttosto unica. L’originale attore fiorentino celebra i suoi ottant’anni con uno scoppiettante libro di confessioni intellettualmente stimolanti senza fronzoli, e soprattutto senza riverenze verso coloro che si prostrano a baciare le sacre tiare: “Il vero sovrano d’Italia chi è, se non il Papa?”
Immagino con quale espressione ha accolto la nomina a Grande ufficiale della Repubblica. Proprio lui che si definisce “una gran bugiarda” riceve un'alta onorificenza per il proprio talento nel “mettere le frange alla realtà, perché l’immaginazione prolunga la vita”.
Ed è proprio grazie alla nostra immaginazione se riusciamo a trovare un po' di conforto alle tante brutture del mondo circostante.


Cristian Porcino